Ho resistito alla tentazione di inserire, nel titolo, qualche gioco di parole su Martin che perse la coppa, o analoghe amenità. Questo perché non volevo che l’accento cadesse sull’epilogo sfortunato, nascondendo il tantissimo di positivo che c’è stato in questa Champions Cup, che si è conclusa ieri a Breno, in Valcamonica, con la conquista dell’argento da parte di entrambe le nostre rappresentative, Open e Ladies.
Ieri eravamo entrati in semifinale con qualche patema, ma sia Addaura Palermo, nostra portacolori nel torneo Open, che Idea Bridge Torino, che analogamente sventolava il nostro vessillo nel torneo Ladies, questa mattina hanno vinto il loro KO e sono approdati alla finale. Vittoria netta per i siciliani, che dopo un primo tempo concluso in leggero vantaggio hanno dilagato nel secondo, chiudendo con il punteggio di 66-37.
Decisamente più combattuta la qualificazione della squadra di Torino, che si trovava sotto di 3 MP alla fine del primo tempo (tutti i KO si disputavano su due tempi di 16 mani ciascuno); ma a due mani dalla fine il distacco si era dilatato a 10 MP, e serviva quindi uno swing per ribaltare le sorti del match.
Ecco la penultima mano:
In sala chiusa le francesi si fermano a tre cuori e le fanno giuste. In aperta, la coppia polacca schierata per Torino va a manche: e, come si vede, il raggiungimento delle dieci prese – visto che il K di fiori prende – è subordinato a non perdere due prese di atout. Nei libri c’è scritto che la manovra migliore consiste nel battere l’Asso e poi giocare piccola verso la Q, perdendo solo se Sud ha K-J terzi o quarti: peccato che si tratti proprio della figura presente nella smazzata. Ma Sud, ignorando tutti i dettami del bridge duplicato, decide di contrare basandosi sull’impalpabile apertura della compagna (1 fiori in zona, sia pure terza di mano, è davvero una licita pericolosa, ancorché molto trendy); e ora sbagliare le atout diventa francamente impossibile.
10 MP a Idea Bridge, e siamo pari quando arriva sul tavolo l’ultimo board.
Il board lo decide Margherita Chavarria, che dopo tre passo sottoapre di due cuori e ne fa tre senza fatica, cedendo però il J di cuori che in linea di principio, e ignorando i suddetti libri, si potrebbe catturare. Ci sarebbe quindi per le francesi lo spazio per riacciuffare quel piccolo ma decisivo MP; ma la Tartarin in Sud decide che la mano non è sufficiente per una licita, e il passo generale assegna 4 MP e l’incontro alle italiane.
Siamo quindi in finale, e ce la giocheremo nell’Open contro l’Olanda sotto i cui colori si mascherano i campioni del mondo di Zimmermann, e nel Ladies contro l’Inghilterra, che presenta uno squadrone contenente una buona quota della nazionale.
La finale Open prende subito una brutta piega: i nostri avversari vincono il primo tempo a +33, e aggiungono ancora qualcosa nella prima parte del secondo tempo. Poi i siciliani hanno un colpo di coda e nelle ultime due mani guadagnano ben 23 MP, riportando il passivo a un accettabilissimo -20, che consente loro di abdicare con dignità considerando anche che lo scettro finisce in mani decisamente prestigiose. Complimenti quindi a Zimmermann e ai suoi: i polacchi Kalita, Klukowski e Nowosadski e gli olandesi Brink e Drijver, che aggiungono anche questo alloro alla loro ormai strapiena bacheca. Ma bravi anche i nostri: un oro e un argento europei in due anni fanno di Palermo Addaura un club leader a livello europeo (e visti i nomi in gara, se il livello non era quello di un campionato europeo poco ci mancava).
La finale Ladies, invece, ha ballato sul filo di pochi MP. Soltanto un misero punticino – a vantaggio delle inglesi – divideva le due squadre al termine del primo tempo: e incredibilmente, quello stesso punticino è risultato essere lo scarto finale, nel senso che il secondo tempo si è chiuso in perfetta parità.
In realtà, nel primo tempo aveva fatto e disfatto molto la coppia Castignani-Duboin: dapprima aveva penalizzato brillantemente un parziale avversario segnando 1100 contro manche, ma poi aveva avuto una costosa incomprensione giocando slam nella 4-2 mentre le avversarie mantenevano 6SA. Il resto dello score però pendeva leggermente a favore della squadra italiana, da cui il quasi pareggio finale.
Nel secondo tempo le inglesi avevano preso vantaggio, ma a Idea Bridge quasi riusciva nelle ultime mani lo scherzo che già era entrato in semifinale. Si era infatti riportata a -11 quando si è giocato l’ultimo board, che sapevamo avrebbe potuto spostare molto, così come era successo nella finale Open, perché conteneva uno slam non banale.
Pachtman e Zatorski chiamavano l’ottimo contratto di 6 quadri, cedendo solo un atout, mentre Kalita e Klukowski finivano a 6SA infattibili; e questo produceva lo scarto di 15 MP. Anche Chavarria e Paoluzi trovavano lo slam a quadri, mentre le inglesi in chiusa decidevano di non superare 3SA. E vedete quanto può essere in bilico il risultato di un incontro: nel momento in cui la giocante cede la quadri subisce l’inevitabile ritorno picche, e ora deve assolutamente inserire il K di picche al primo o al secondo giro per bloccare il seme e mantenere 3SA giuste. Questa operazione, peraltro non banale e che richiede la lettura della figura, produce in prima 520 punti di differenza pari a 11 MP: il risultato sarebbe stato quindi il pareggio.
Ma scusate, avreste mai attaccato neutro contro 3SA con la mano di Est? Avete giocato picche, inevitabilmente, come ha fatto la Dufrat: e questo modifica completamente la mano, perché da una parte rende inutilizzabili le quadri per il giocante; ma dall’altra gli permette di incassare il K di picche. E se contate le prese, vedete che sono proprio diventate dieci battenti, il che produce una differenza di 490 punti pari a 10 MP: perché l’undicesimo punto scatta proprio a 500. Filo del rasoio, davvero.
C’è stato dunque un pizzico di sfortuna, peraltro controbilanciato dalla semifinale vinta in circostanze quasi altrettanto rocambolesche, che ci permette quindi di concludere che Idea Bridge ha giocato un eccellente Champions Cup e che la medaglia d’argento è un premio giusto e meritato. Complimenti quindi allo squadrone inglese che si è aggiudicato la seconda edizione del trofeo con Nevena Senior e Nicola Smith, Sally Brock e Diana Nettleton, Helen Erichsen e Fiona Brown.
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